Informazioni personali

IL TIRO DI SIMULAZIONE VENATORIA. il tiro istintivo si pratica simulando situazioni di caccia utilizzando sagome di animali. Questa disciplina di tiro conserva, mantiene e trasmette quei valori ancestrali insiti in noi e nei nostri antenati.L'utilizzo dell'arco è strettamente legato allo scopo per cui è stato creato:la caccia.Vuol dire vivere questa passione a contatto con la natura,imparando a conoscerla, rispettarla ,riscoprendo le leggi che la sovraintendono. Tiri in movimento, al volo,a tempo, morfologia del terreno, gradienti della luce creano delle difficoltà che caratterizzano la disciplina in modo unico:non c'è mai un tiro uguale all'altro(nemmeno nella stessa piazzola). Le distanze sono sconosciute e cambiano ad ogni tiro. Caratteristica saliente è l'istinto: la capacità di colpire un bersaglio guidando la freccia con il proprio essere. Capacità mai sopita in noi, deve solo essere riscoperta. L'arciere istintivo unisce la massima concentrazione ad una veloce esecuzione.

I QUADERNI DEL BERNABO'









...STRALCI DAI NOSTRI QUADERNI...
.Gli archi: 
                                                 Long-bow
                                                 Ricurvo
                                                 Arco storico
                                                 Compound

.Considerazioni sul tiro istintivo
.Le dieci regole
.Il tiro di simulazione venatoria
.Flow, ovvero dello stato di grazia
.La caccia e la musica
.La legislazione, l'arco...la balestra
.Glossario
.Tavole di conversione pesi e misure
. I longobardi, la freccia, la libertà.
.I Sassoni e il Longbow
. La carne, la cucina, le ricette
.Dalla Bibbia di Fread Bear ( traduzione di Giusi Pesenti)
. "My method of shooting" a bow and arrow di Howard Hill







                                            GLI ARCHI










                                           IL LONG-BOW


                                           
E' un arco estremamente leggero grazie alla sua massa ridotta.
Questa caratteristica si traduce, nel momento del tiro, in una maggiore vibrazione ed in una più elevata difficoltà nella stabilità della mano.
Solo dopo ore di allenamento, gara o caccia si riesce effettivamente ad apprezzarne la leggerezza.
Uno dei suoi vantaggi  sta nei  flettenti: lunghi e dinamici.
La loro geometria rende quest'arco uno dei più silenziosi
(la corda,infatti, entra in contatto con i flettenti solo nella parte dei tips)

Lo svantaggio proviene dalla singola curvatura che, rispetto ai flettenti di un arco ricurvo, accumula minore energia e di conseguenza minore velocità; questo inconveniente è stato oggi in parte superato dai Long-bow reflex-deflex, che grazie ai flettenti deflessi -reflessi, che esaltano maggiormente le caratteristiche della geometria ricurva, trasferiscono minori sollecitazioni alla parte diritta del flettente, permettendo al braccio di leva ricurvo una maggiore escursione.
Conseguenza immediata è un sensibile incremento di stabilità

ARCO REFLEX-DEFLEX

Pioniere di questo cambiamento fu Howard Hill, straordinario personaggio che alla fine degli anni '20, con le sue numerose imprese, ha rivalutato questo antico e nobile strumento.
Hill, per garantire al suo arco una maggiore efficienza e durata, introdusse la fibra di vetro lasciando inalterata la geometria naturale.
 L'uso dei laminati, colle epossidiche e nuove tecnologie costruttive hanno modificato in buona parte le geometrie originarie e incrementato ulteriormente le prestazioni, riducendo le vibrazioni trasmesse alla mano dell'arco, al punto di garantire ad un buon Long-bow prestazioni molto vicine a quelle di un ricurvo, pur mantenendo inalterato il suo fascino millenario.

L'impugnatura non  sagomata ,costringe l'arciere a portare il polso fuori dal centro naturale dell'arco.
Posizione che aggiunge  difficoltà nella stabilità della mano dell'arco durante il tiro.


Il Long-bow esiste anche in versione take down.
Le caratteristiche, sia dal punto di vista delle prestazioni, che della comodità non cambiano.
L'unione delle due parti, nel modello take down avviene tramite staffe in metallo ad incastro.
Questo modello può richiedere controlli periodici per assicurarsi il corretto allineamento delle due parti.

La lunghezza dell'arco influenza la velocità di chiusura e la fluidità di trazione.
Per essere più precisi è il rapporto tra la parte inerte (riser) ed i flettenti ad essere responsabili delle differenze di velocità tra archi di uguale libbraggio.
Un arco corto è generalmente più veloce.
La maggiore inerzia dei flettenti nell'arco lungo e la loro minore corsa può implicare una minore velocità di uscita della freccia, come una maggiore fluidità nella trazione.
A parità di lunghezza d'arco, una lunghezza maggiore dei flettenti implica minore stress agli stessi, ma anche minore energia accumulata.
Un'impugnatura più lunga, e flettenti corti, implicano allo stesso allungo una maggiore "piegatura" e quindi una maggiore energia elastca accumulata.
E' il giusto bilanciamento di tutti questi fattori a far sì che un arco sia veloce e non abbia troppe vibrazioni.
Ecco perchè un arco lungo generalmente risulta più stabile di uno corto, ma anche meno veloce.



                                        CENNI STORICI




Da sempre il Long-bow è considerato l'arco inglese per eccellenza.
Grazie a quest'arma, l'esercito britannico riuscì a conquistare e sottomettere il Galles e la Scozia , mentre nella Guerra dei Cent'anni permise  di scalzare la Francia dalla posizione di  prima potenza militare in Europa.
Fu l'arma nazionale dell'esercito inglese dal XIII fino al XVI secolo.
Possiamo paragonarlo ad una mitraglietta dei giorni nostri per la sua potenza, precisione e per il numero di freccie scoccate.
Di facile maneggevolezza ed economico, quest'arco era facile da padroneggiare anche per il popolo; il volo delle sue freccie fu addirittura paragonato alla tempesta.
In effetti quest'arma era di granlunga superiore ,in battaglia, al cavaliere dato che poche erano le corazze che resistevano ai suoi colpi.Ricerche storiche hanno dimostrato  che un'arciere medievale arrivava a scagliare fino a 10-12 frecce al minuto, superando come gittata e volume di fuoco anche la balestra.
Otto micidiali strali da guerra scoccati, e tutti a segno, nello stesso tempo impiegato per scoccare un solo quadrello di balestra!
E' facile, quindi, immaginare che neppure l'arco scomposto,( fatto in tendine, legno e corno, delle balestre genovesi  usato nella battaglia di Crecy, combattuta dal principe Nero contro la Francia) rappresentasse una seria minaccia per l'arciere inglese-
Gli arcieri del principe Nero tiravano frecce con punte "barbiglio"; la sua lunghezza era di circa 30 pollici e mezzo , e il suo diametro variava da 1,07 cm in punta fino ad un massimo di 1,14 cm.
La  freccia era composta da un asta in legno lunga circa 27 pollici e montava una punta da guerra con codolo cavo lunga 4 pollici.
Il termine Longbow, che significa arco lungo, era un arma più lunga rispetto a quella usata nel continente.
Le numerose  testimonianze dell'epoca , tuttavia lasciano ancora aperta la questione sulla sua esatta lunghezza media che pare fosse tra il metro e cinquanta e il metro e settanta.
Quello di cui siamo certi è che, l'arco da guerra medievale, era sensibilmente più forte dei nostri archi moderni.
Il socio fondatore e primo chairman della Society of Archer-Antiquaries, il colonnello W.F. Paterson ( nel 1976), valutava il carico di quei Longbow tra le 80 e le 90 libbre.
L'introduzione delle armi da fuoco nelle guerre continentali, non tolsero  il primato di potenza e velocità a questo arco: Sir John Smythe, soldato di ventura ed ambasciatore di Sua Maestà presso la corte di Spagna, scrisse che gli arcieri erano in grado di scoccare quattro o cinque frecce prima che un archibugio fosse pronto a sparare una palla.
Tre sono gli archi rinascimentali arrivati fino ai giorni nostri.
 La prima tipologia fu ritrovata nel relitto della Mary Rose nel 1836 , (successivamente vennero trovati altri 250 archi uguali assieme all'intero scafo dell'ammiraglia) ; l'altro, leggermente più antico rispetto ai primi,  è l'arco Flodden.
Chiamato così perchè utilizzato nella battaglia di Flodden Field (1513), quest'arma è ricavata da un unico pezzo di tasso (probabilmente inglese).
L'apparenza aspra di quest'arco, è dovuta alla tipologia di legno usato.
La maggior parte del legno di tasso, ha un andamento all'apparenza molto irregolare , questo è dovuto al fatto che l'alburno della pianta, seguendo la linea longitudinale del tronco, è spesso ondulato con frequenti buche e rialzi in molti punti.
Il Flodden era lungo circa sei piedi e il suo carico di trazione è stato stimato intorno alle 80-90 libbre.
Il terzo esemplare rinascimentale è l'arco di Mendlesham, che può essere definito un Longbow tipico.
La sua lunghezza, essendo spezzato e mancante di circa metà flettente, è stata calcolata intorno ai 180 cm.
Quest'arma, è un esemplare unico poichè, sebbene sia stato costruito per combinare le proprietà elastiche del durame e dell'alburno del tasso, la sua sezione trasversale, non è a "D" come troviamo in altri archi dello stesso periodo storico, ma è più simile ad un rettangolo con gli angoli smussati.
Inoltre l'assottigliamento longitudinale del flettente non segue due linee convergenti diritte, ma tende a formare una parte maggiormente assottigliata verso il tratto finale.
Questa soluzione permetteva di spostare il carico di lavoro dei flettenti, che risultavano così bilanciati, nella parte alta e non verso il centro dell'arco.
Il risultato era una maggiore stabilità dell'arma nella mano, e un arco che fletteva in forma di elisse invece che a semicerchio (caratteristica che ritroviamo invece negli archi medievali e rinascimentali).
Le diverse lunghezze di questi tre archi ritrovati (quelli della Mary Rose ,quello di Flodden e di Mendlesham), con quello di Hedgeley Moor,chiamato così perchè usato nella omonima battaglia, che si presenta di una lunghezza inferiore,risiede nel fatto che ogni arciere non di leva, era solito farsi costruire un arco su misura, mentre quelli della Mary Rose erano archi da arsenale che venivano comprati per adeguarsi alle esigenze dell'uomo più alto in servizio sulla nave; quelli più bassi si sarebbero fatti accorciare l'arma in rapporto alla loro altezza e lunghezza delle braccia.
PICCOLA CURIOSITA'

Fino alla fine dell'800 quest'arco venne considerato a tal punto valido da competere con le armi d'avancarica.
Benjamin Franklin, infatti, durante la Rivoluzione considerò seriamente la possibilità di armare le truppe americane con i longbow, come arma più efficace ed economica rispetto ai fucili a pietra focaia. Come si legge nella lettera spedita da Benjiamin Ffanklin al " Major-General Lee, in Memoirs of the late Charles Lee, second in command in the service of the United States of America". London, 1792, p.240


                                                           IL RICURVO




L'arco ricurvo esiste in due varianti: monolitico e take down.
Quest'ultimo modello, presenta notevoli comodità: facilità di trasporto, minori vibrazioni( rispetto al longbow), maggiore flessibilità di utilizzo ( grazie alla possibilità di cambiare i flettenti e quindi aumentare o abbassare il libbraggio dell'arco) e la capacità di  montare accessori direttamente,quali la faretra da caccia e l'attrezzatura per la pesca.
Il suo peso risulta maggiore rispetto ad un monolitico.




Il ricurvo monolitico, presenta maggiore armonia estetica ed è molto più leggero rispetto ad un take down.
La possibilità di usare riser più ridotti ( a parità di flettenti uguale) permette di ottenere una lunghezza totale dell'arco minore rispetto all'altro modello.
Di contro presenta lo svantaggio di un trasporto  più difficoltoso, e l'instabilità nell'applicazione di accessori .
La mano che sostiene l'arco assorbe meglio le vibrazioni, rendendolo uno degli archi più confortevoli e silenziosi.



Esistono ricurvi "corti" ( da 56 " fino a 48" ).
Una così ridotta dimensione rende l'arco molto più maneggevole e veloce ( qualche piede al secondo in più rispetto a flettenti più lunghi), grazie ad una maggiore rapidità di chiusura e un maggior carico dei flettenti.
Di contro, i ricurvi estremamente corti, aumentano le vibrazioni e diminuiscono la fluidità della trazione.
Anche l'angolo che crea sulle dita la corda diventa più acuto, rispetto ad un arco lungo, a discapito del confort e del rilascio che diventa più "sporco".


L'impugnatura del riser è sagomata per permettere una maggiore stabilità nel tiro e creare un punto di perno al centro dell'arco.
                                                         


                   CONSIDERAZIONI SUL TIRO ISTINTIVO






Nell'intento di promuovere per il futuro l'uso dell'arco come arma da caccia e da pesca, sapendo che poche sono le possibilità reali per questa attività sia per le condizioni dei luoghi che per i vari regolamenti provinciali, memori di antiche tradizioni (anche longobarde) della nostra terra, volendo riscoprire quanto ancora esiste in noi di quell'istinto che possedevano i nostri progenitori nel saper scoccare rapidamente frecce in modo istintivo...proseguiamo sulla via tracciata da Giusy Pesenti e dalla L.A.I.V.O. Questo ne è un doveroso omaggio.


Il tiro istintivo è una dote che la natura ha donato all'uomo, è un sesto senso che ha sempre posseduto nel suo inconscio, utile alle più svariate esigenze. Una di queste è quella di scagliare un oggetto in una voluta direzione; ed è quello che quì prendiamo in oggetto.
Quest'idea di tiro istintivo, che si sottrae alla tecnica di mira è quella che ci affascina e coinvolge di più, lasciando ad altri il compito di divulgare il concetto di tiro mirato.
Noi ci poniamo tra quanti, oggi ormai pochi, si affidano ancora al primitivo istinto nel lancio di un oggetto senza basarsi su qualcosa di razionale; è quella naturale coordinazione tra gli occhi che considerano la distanza dal bersaglio e il braccio dell'arco che alza la freccia all'altezza corretta per quella particolare distanza. questa tecnica è la stessa utilizzata in altri sport quali il tennis, calcio, bowling, dove non si guarda la racchetta, il pallone o la palla, ma ci si concentra su ciò che si vuole che la palla colpisca.
Fondamentale precisazione è che non tutti posseggono una predisposizione istintiva a questo tipo di tiro, e non tutti la posseggono in egual misura.
Il fascino del tiro istintivo risiede nell'entusiasmante soddisfazione di raggiungere la precisione nel tiro usando solo le capacità che la natura ci ha dato, senza dipendere da alcun mezzo meccanico di mira.


LE DIECI REGOLE






1. Tenuta della freccia tra indice e medio-anulare. Punto di aggancio fisso all'angolo della bocca.

2. Per l'identificazione dello stile: fissando la cocca all'angolo della bocca (il termine del labbro è perpendicolare all'occhio direttore) indice e pollice si ancorino al condilo ( mandibola)

3. Il tempo di concentrazione-aggancio è breve e mantenuto entro tre secondi ( il  giusto libbraggio non ne concede di più).

4. L'attimo di concentrazione sul bersaglio avviene con ambedue gli occhi aperti, senza che questi si basino sul prolungamento della freccia ( falso scopo).

5. Ad arco scarico, prima del tiro, la freccia non viene puntata sul bersaglio.

6. Inspirando, il braccio che regge l'arco spinge dal basso verso l'alto, mentre l'altro tira simultaneamente indietro.

7.L'arco va tenuto in posizione leggermente inclinata.

8. Il corpo, leggermente inclinato davanti e sull'arco, prende viva parte al tiro.

9. La punta della freccia, ad arco teso, non fuoriesca più del necessario dalla finestra dello stesso.

10. La maggior soddisfazione del tiro e l'inconsapevolezza dello sgancio, sono dovuti ad un consistente libbraggio dell'arco.





                 IL TIRO DI SIMULAZIONE VENATORIA.



"L'obiettivo della FIARC è quello di promuovere e praticare un tiro con l'arco ricreativo, adatto a tutti, per una sana vita sportiva ed ecologica a stretto contatto con la natura"


Il tiro istintivo di simulazione venatoria si pratica simulando situazioni di caccia utilizzando sagome di animali.
Questo modo di intendere il tiro con l'arco conserva, mantiene e trasmette quei valori ancestrali insiti in noi e nei nostri antenati.
L'utilizzo dell'arco è strettamente legato allo scopo per cui è stato creato: la caccia.
Vuol dire vivere questa passione non solo a contatto con la natura, ma significa imparare a conoscerla, rispettarla e riscoprire le leggi che la sovraintendono.
Gli archi utilizzati nel tiro di simulazione venatoria sono esclusivamente del tipo da caccia e possono essere classificati in quattro tipologie:
Il longbow, il ricurvo, l'arco storico e il compound.

Tiri in movimento, al volo,a tempo, morfologia del terreno, gradienti della luce creano delle difficoltà che caratterizzano il tiro di simulazione venatoria in modo unico: non c'è mai un tiro uguale all'altro ( nemmeno nella stessa piazzola).
Le distanze sono sconosciute e cambiano ad ogni tiro.
Caratteristica saliente è l'istinto: la capacità di colpire un bersaglio guidando la freccia con il proprio essere.
Capacità mai sopita in noi, deve solo essere riscoperta.
L'arciere istintivo unisce la massima concentrazione ad una veloce esecuzione.




               FLOW, OVVERO DELLO STATO DI GRAZIA


Il tiro con l'arco è uno sport individuale caratterizzato da gesti ciclici in cui il momento di massima concentrazione ed attenzione è ristretto e si deve adattare alle varie esigenze di tiro: da fermo, in movimento, a tempo, mobile o al volo. Attraverso il costante allenamento si impara l'importanza dell'autocontrollo, della concentrazione e del controllo emotivo; si sviluppa la capacità di gestire situazioni sempre nuove ( ad ogni tiro, ad ogni piazzola) , di focalizzare l'attenzione, di visualizzare ed anticipare l'azione.

Il magico volo della freccia che colpisce il bersaglio dove abbiamo esattamente voluto è frutto di movimenti e gesti talmente interiorizzati che risulteranno automatici e li eseguiremo senza farci caso, senza pensarci .
Tra il momento precedente la trazione e l'impatto della freccia sul bersaglio siamo stati in grado di creare uno stato in cui siamo così immersi nell'azione , che tutto il resto, sembra non avere importanza.
La caratteristica del tiro istintivo e l'intensa concentrazione sul centro di qualsiasi bersaglio a cui si sta tirando.
Questa deve essere totale. Ad ogni tiro .
L'intero corpo deve essere interessato e partecipare attivamente all'azione di tiro; tutto il corpo è proteso a raggiungere lo scopo, come se si stessero concentrando tutti gli sforzi sul centro del bersaglio, non su tutto il bersaglio.
Qualsiasi altro pensiero è stato eliminato. Abbiamo raggiunto la completa fusione tra azione e coscienza.

Quei gesti e quei movimenti che ci hanno portato in questo stato di grazia generano determinate sensazioni.

Dobbiamo imparare a riconoscerle e non solamente a ricercarle freccia dopo freccia.

Quotidianamente decifriamo la marea di informazioni attraverso tre differenti canali. Questo accade anche quando tiriamo, sia in allenamento, che in gara. La corretta posizione del corpo rispetto la sagoma, l'appoggio della mano sul riser, la presa sulla corda, il corretto punto di aggancio , sono punti di attenzione in grado di suscitare quelle sensazioni fisiche che inseguiamo durante il tiro. Così come la corretta respirazione e concentrazione generano quelle mentali.

-Ci sono le sensazioni uditive: quelle generate dalla chiusura dell'arco del nostro vicino, voci o discorsi distraenti intorno a noi.
-Quelle cenestetiche : caldo, freddo, fatica mentale o muscolare, dolore, odori, profumi.
- infine ci sono quelle visive: tutto quello che osserviamo prima, durante e dopo il tiro quali la posizione del bersaglio, la sua inclinazione, i gradienti della luce dell'ambiente, e magari ci facciamo tentare dalla mira che ruba l'attenzione a discapito del gesto corretto .

Ciascuno di noi  è influenzato in modo diverso da queste tre forme ed è dovuto a fattori mentali, ambientali, e strumentali. Dobbiamo imparare ad ascoltarci ed individuare quelle che ci influenzano positivamente o negativamente, estraniarci da quelle negative, ricercando quelle positive.

La lettura che facciamo può essere differente dalla realtà . Esempio ne è che a parità di condizioni noi possiamo concepire una sensazione di freddo o caldo mentre altra persona percepisce l'esatto contrario.
La fatica di una giornata ci farà sembrare l'arco più pesante del solito, mentre una arrabbiatura lo farà sembrare più leggero. Lo stress mentale o la capacità di estraniarsi da tutto quello che non concerne l'attimo del tiro, l'hic-et nunc nel tiro istintivo, fanno la differenza.

Il divario più netto avviene tra l'allenamento e la gara. Se questa viene vissuta con aspettative improntate solo al punteggio, alla rivalità, all'agonismo esasperato e non al proprio divertimento, o occasione di ulteriore allenamento e di costante e continuo confronto con noi stessi, si modificheranno le condizioni di tiro e la nostra lettura della realtà. Questo genera dei cambiamenti nella tecnica di tiro senza che l'arciere ne abbia la minima consapevolezza, e continuerà a ricercare la giusta sensazione provata durante l'allenamento ..." dimenticandosi" che le condizioni che le avevano generate non sono uguali a quelle che si sta vivendo.

Bisogna ricordare che indipendentemente dai fattori esterni le sensazioni saranno dipendenti solo dai nostri movimenti. Sono i gesti e i movimenti che facciamo, o non facciamo, a generare quelle sensazioni di correttezza e perfezione del tiro che inseguiamo freccia dopo freccia.

Al tiro di una freccia perfetta corrisponde una splendida sensazione sottolineata dalla poca fatica.
La ricerca del gesto perfetto non deve partire dall'esclusiva ricerca di quella sensazione, anzi deve partire da quei gesti che l'anno resa possibile. Ogni pensiero-azione che compone la sequenza del tiro provoca una reazione o movimento che a sua volta darà vita ad una sensazione.

Quindi dovremo ricercare quei movimenti e quei gesti che alla fine porteranno alle giuste sensazioni e non rincorrere solo delle sensazioni perchè perderemo la percezione dei movimenti che li dovrebbero generare.

Questi aspetti sono stati ampiamente indagati e con il passare degli anni si è giunti alla definizione di questo stato di grazia: FLOW.

E' uno stato di benessere totale e attivo. E' la completa immersione psicologica nelle situazioni che si stanno vivendo al massimo del coinvolgimento cognitivo ed emotivo.
Sorge spontaneamente e non è direttamente osservabile da chi lo vive se non alla fine dell'attività.
Corrisponde a quei momenti, quasi di trance che vive l'atleta quando raggiunge le prestazioni migliori.
E' talmente immerso nel gesto agonistico da eliminare dalla mente qualsiasi cosa e di estraniarsi completamente rispetto a tutto ciò che è " al di fuori" dell'azione che sta vivendo.

Dal punto di vista storico, l'americano Csikszentmihalyi, negli anni settanta è stato il primo ad interessarsene.
All'inizio è stato principalmente verificato nello sport e nelle attività quotidiane.
Si parlò di " flusso di coscienza" , elaborata come teoria nel 1975; divenne poi " esperienza ottimale" , ovvero il giusto equilibrio percepito tra l'opportunità dell'azione ( challenge ) e le capacità personali (skill ).

Questo stato di grazia è dunque uno stato psicologico che si percepisce durante una attività, caratterizzata da gratificazione e diffusa sensazione di benessere .E' la completa immersione nel compito che porta ad un elevato coinvolgimento, controllo della situazione, sicurezza nell'esecuzione, focalizzazione ed alta concentrazione; è altresì caratterizzato da una forte motivazione intrinseca ( il piacere per l'attività svolta) , convinzione e autostima, fiducia nelle proprie capacità, mentre sono assenti ansia nel raggiungere il voluto, disinteresse, noia o paura .

Se ne è occupata non solo la psicologia generale, ma anche quella dello sport, della salute e altre branche .
La psicologia ha indagato l'elemento motivazionale intrinseco ovvero quell'esperienza gratificante , per l'attività svolta, di crescita e miglioramento delle capacità individuali .

Dal punto di vista sportivo vuol dire analizzare le prestazioni di un atleta quando si esprime al di sopra del suo standard abituale.

Il FLOW genera la prestazione ottimale sommando le condizioni mentali più favorevoli. E' una condizione necessaria, ma non sufficiente  Attraverso l'allenamento più l'atleta riesce a sperimentare dette condizioni più sarà possibile associarle alla prestazione ottimale. Bisogna dunque lavorare sulle condizioni che possono predisporre questo stato. Vuol dire definire obiettivi chiari, studiare carichi di lavoro e di allenamento adeguati all'atleta , alla sua preparazione e agli obiettivi che si propone per ottimizzare e migliorare le capacità individuali.

Le sessioni di allenamento devono tener conto dell'abilità, delle capacità dell'atleta , delle difficoltà. Dovranno essere supportate da capacità di analisi delle situazioni , sia sotto il profilo delle proprie abilità che dei progressi , in relazione alle difficoltà. Quindi ogni allenamento sarà caratterizzato da obiettivi chiari e specifici per predisporre quelle condizioni mentali e quelle sensazioni più favorevoli necessari per raggiungere lo stato di grazia.

Vanno perciò allenate anche le capacità di elaborazione selettiva delle sensazioni, la capacità di mantenere alto il livello di concentrazione nell'esecuzione dell'azione e nella sua ripetizione, la capacità di affrontare e analizzare le difficoltà e gli ostacoli, affrontarli come sfide ( primariamente come confronto con se stessi e non come confronto con gli altri ) . Ricercare quelle sensazioni positive legate alla corretta esecuzione del tiro.

Nelle sessioni di allenamento si dovrà tener conto quindi di un sistema di obiettivi diversificati. Gratificante per l'atleta e misurabile di volta in volta.

Anche la preparazione mentale aiuta l'atleta a ricercare e ricreare volontariamente quegli stati e quelle sensazioni che favoriscono l'insorgere dello stato di grazia e il suo mantenimento anche durante le competizioni.

....Ma questo sarà un prossimo "Quaderno del Bernabò "...









LA CACCIA E LA MUSICA







Nella musica abbiamo tracce della caccia intesa come procedimento contrappuntistico, fin dal medioevo. Era l'inseguimento tra due parti musicali identiche ( tecnicamente chiamato canone) , che aveva all'inizio separatamente per creare, inseguendosi, la caccia. In sostanza, la voce che cominciava per prima il suo ben definito cammino poteva identificarsi con la preda, la voce conseguente con il segugio. In seguito, alle due voci si aggiunse il tenore, che, pur non essendo attinente alla tematica del canone , aveva funzioni ritmiche di sostegno.

-Francesco cavalli : " Le nozze di Teti e Peleo ". Chiamate alla caccia per 5 corni, una delle più mirabili del 600 della scuola veneziana.
-Ludwig Van Beethoven : sinfonia numero 6 op. 68 "Pastorale". Esempio sublime dell'uso magistrale del corno . L'uso magistrale del corno. In particolare la sonorità alla chiusura della sinfonia ( ultime cinque battute)

-La musica come linguaggio tonico...
-Le testimonianze musicali più remote, inerenti alla caccia...
-La fanfara...
-L'etnomusicologia e la caccia...
-I cantautori e la caccia...
-La caccia e la musica da camera...
-La caccia nei Liever...
-La caccia nella musica sinfonica...
- Il Melodramma...
-Giuseppe Verdi e la caccia...
-Gaetano Donizetti e la caccia...
-Le trame delle opere e la caccia...
-Corno...


                                       "LA LEGISLAZIONE, L'ARCO...LA BALESTRA"








La balestra non è menzionata in alcun testo legislativo  ( salvo la legge sulla caccia) e quindi ci si potrebbe accontentare di trattarne assieme all'arco e ad altri strumenti sportivi, classificati pacificamente fra le armi improprie, se nel 1989 non vi fossero state due sentenze della Cassazione che inopinatamente le dichiaravano armi proprie, trasformando ipso facto migliaia di ignari cittadini  italiani in delinquenti. Le due sentenze sono state corrette nel 1994 e poi, definitivamente dalla sentenza CASS. I, 10 maggio 1997, n° 4331 . Attualmente quindi sono armi improprie a tutti gli effetti.
Le sentenze della Cassazione, che mutavano la situazione di fatto vigente da mezzo secolo, con migliaia di balestre liberamente commerciate e detenute, e che metteva in crisi interi settori sportivi e commerciali, ha costretto il Ministero dell'interno ad intervenire con una circolare in cui si faceva presente che la maggior parte delle balestre sono da considerare strumenti sportivi e che non è il caso di vessare i cittadini con denunzie inopportune.
I termini della questione sono i seguenti.
L'arma è il primo strumento usato dagli ominidi e quindi non ci si deve meravigliare se essa si ritrova, più o meno modificata, in molti strumenti della nostra vita quotidiana. Alcune armi, come la fionda di Davide, sono cadute in disuso, altre armi si sono evolute in strumenti da lavoro e da alcuni secoli non vengono più usate in battaglia, come ad esempio l'ascia e i vari tipi di mazze; altre armi hanno cambiato completamente di funzione, come il giavellotto che da arma da getto e da caccia è rimasto solo come puro strumento sportivo.
Sicura caratteristica di questi strumenti nel nostro ordinamento giuridico è di non essere considerati in alcun modo come destinati per natura ad offendere altri esseri umani ; essi sono divenuti degli attrezzi il cui uso normale, il cui uso, a cui subito l'osservatore pensa, è del tutto pacifico.
Essi quindi rientrano tra gli strumenti atti ad offendere, cioè quelli che, usati impropriamente, possono ledere la persona e di cui non bisogna abusare, ma che di per sé sono sottratti ad ogni controllo normativo. Uguale sorte hanno subito strumenti come la fionda ad elastici ed il boomerang a cui nessuno pensa di attribuire natura d'arma.
Su di un piano concettualmente diverso, sia pure di poco, si pongono l'arco e la balestra, nati senza dubbio come armi da usare contro uomini od animali, che fino a pochi secoli or sono hanno efficacemente contrastato il passo alle armi da fuoco, che sono dotate di indubbia potenzialità lesiva e di micidialità. Se si volesse sostenere la tesi che esse sono astrattamente delle armi vere e propie (cioè strumenti destinati all'offesa) non si incontrerebbero troppe difficoltà perchè archi e balestre sono senza dubbio usabili come armi, anche in campo militare, in operazioni di guerriglia, e del resto ogni arma da caccia se può uccidere un selvatico deve necessariamente poter uccidere anche un uomo.
Il diritto italiano ha giustamente seguito una strada diversa: esso tiene conto della realtà in cui è applicato e le norme sulle armi non possono ignorare tutte quelle altre norme e tutte quelle situazioni concrete le quali invece dimostrano che l'arco nei paesi civili viene considerato senza contestazione alcuna come strumento sportivo; basti dire che il tiro con l'arco è una disciplina olimpica che non potrebbe essere praticata se l'arco fosse da considerare un'arma propria di cui, a norma di legge, sarebbe vietato il porto e l'uso in modo assoluto. 
Trattasi ora di stabilire se sia giustificata una differenza di trattamento giuridico tra l'arco e la balestra; poniamo a confronto le loro caratteristiche tecniche e di impiego. 
L'arco sfrutta direttamente la forza muscolare umana per scoccare la freccia. Con esso l'uomo primitivo disponeva di uno strumento che lo metteva al vertice della scala degli animali cacciatori: la ricostruzione di un arco paleolitico con frecce munite di punta di selce ha consentito di constatare che la freccia, a 20 metri di distanza, si pianta per 40 cm nel corpo di un cinghiale. L'arco, nel corso dei secoli si è evoluto fino a diventare una macchina perfetta. Già nel medioevo gli arcieri inglesi, con il loro lungo arco ricavato da un sol pezzo di legno di tasso, ottenevano risultati di tutto rispetto: la freccia raggiungeva la distanza massima di 300 m, ma gli arcieri erano in grado di colpire i nemici, quasi a colpo sicuro, a la distanza di 220 m e di lanciare fino a 12 frecce in un minuto. Un buon arciere doveva essere in grado di colpire uno scoiattolo a settanta passi di distanza. l'arco turco, corto ma formato da più materiali riuniti in modo molto elastico, lanciava frecce più leggere e con minore penetrazione, ma a distanze eccezionali. nel 1798 il sultano turco Selim vinse un torneo scagliando la freccia a ben 845 m di distanza. attualmente gli archi, con l'impiego di laminati e fibre sintetiche (archi compositi) e di particolari sistemi di pulegge ( archi compound) che consentono di ridurre anche del 65% lo sforzo necessario per tenere l'arco in tensione, così facilitando il puntamento, hanno raggiunto forse il massimo delle loro possibilità; il 31/7/1992 l'americano Kevin Strother è entrato nel guinness dei primati, lanciando una freccia a 1167 m di distanza.
La freccia scagliata da un arco può raggiungere la velocità di 90 m/s e fino alla distanza di un centinaio di metri un arciere può colpire con precisione ( una gara olimpica viene svolta a 90 metri con un bersaglio il cui centro è di 12 cm) e micidialità ( la freccia viene usata anche per caccia a grossi animali come cervi, alci , rinoceronti ed elefanti ). Già nel 1924 il generale Thord-Gray fece a gara con 12 tiratori di pistola tirando su un bersaglio di 70 cm di diametro a 75 metri di distanza : egli con 72 frecce ottenne lo stesso punteggio conseguito dai tiratori con 72 colpi di pistola! Il numero degli arcieri sportivi è enorme: negli Stati Uniti sono circa 7 milioni e circa un milione e mezzo usano l'arco per cacciare.
Di fronte all'arco, la balestra è sicuramente inferiore: il modesto vantaggio di poter tendere l'arco mediante leve e di lasciarlo in tensione senza ulteriori sforzi muscolari , il vantaggio di imbracciare la balestra come un fucile, è compensato da notevoli svantaggi : La balestra è pesante e poco maneggevole e il corto e tozzo arco ha un rendimento meccanico di gran lunga inferiore a quello dell'arco vero e proprio. Una certa diffusione della balestra per usi venatori nei secoli scorsi, è dovuta al fatto che essa, a differenza dell'arco, può essere usata efficacemente anche da una persona non allenata e che, all'occorrenza, può sparare palle di creta per la cattura di piccoli animali. Il dardo della balestra è lento e di conseguenza ogni tremolio o strappo al momento del tiro  provoca rilevanti errori sul bersaglio...FINE PRIMA PARTE






                                                                     GLOSSARIO
AGGANCIO: Posizionamento delle dita sulla corda.
ALLUNGO FISIOLOGICO: Misura della distanza intercorrente, a trazione completa, tra l'incavo                                        della cocca ed il punto di perno dell'arco.
ALLUNGO A.M.O. Misura della distanza intercorrente, a trazione completa, tra l'incavo della cocca ed il punto di perno dell'arco più 1"3/4.
ALTEZZA DELLA CORDA: (Brace-height) Misura della distanza intercorrente, ad arco carico  ( non in trazione), tra la corda ed il punto di perno dell'arco.
ARCO SCUOLA: Arco ricurvo di massimo 35 libbre, con possibilità di rest o tappetino e punto di mira scorrevole.
CARICO EFFETTIVO: (Libbraggio effettivo) Peso di trazione effettivo dell'arco, misurato all'allungo effettivo dell'arciere o, nel caso del compound, al punto di picco.
CARICO NOMINALE: (Libbraggio nominale) Peso di trazione standard, marcato sull'arco, misurato all'allungo convenzionale di 28" (norme A.M.O.).
DISTANZIATORE: Dispositivo che mantiene distanziati dalla corda i cavi in un arco compound.
DRAGONA: Cinghietta per impedire che l'arco possa sfuggire dalla mano dopo il rilascio.
FACCIA ANTERIORE: Parte dell'arco che si trova verso l'arciere.
FACCIA POSTERIORE: Parte dell'arco che si trova dalla parte opposta all'arciere.
FERMAFRECCIA DA CACCIA: Dispositivo che permette alla freccia di rimanere posizionata, quando si è in appostamento. Il dispositivo libera la freccia quando si effettua la trazione.
FINESTRA DELL'ARCO: Spazio ricavato nella parte centrale dell'arco ( riser), per avere una più agevole visione del bersaglio e per avere la freccia passante nella mezzaria dell'arco.
GRANO: Misura di peso anglosassone corrispondente  a 0,064 grammi.
LIBBRA: Misura anglosassone indicata con il simbolo #. Corrispondente a 453,6 grammi.
LIMB SAVER: Smorzatori di vibrazioni, in genere di gomma, applicati sui flettenti o sull'arco.
LINEA DI TIRO: Linea retta immaginaria perpendicolare all'asse arciere-sagoma, passante per il picchetto di tiro.
PARABRACCIO: Accessorio atto a proteggere il braccio che impugna l'arco dalla corda dopo il rilascio.
PATELLA: Protezione per le dita che agganciano la corda ( guantino ).
PIVOT POINT: Punto di perno ; punto più profondo nella parte centrale dell'arco, a contatto con la mano.
POLLICE: Misura anglosassone indicata con il simbolo " . Corrisponde a 2,54 cm.
PRACTICE RANGE: Area specificatamente allestita per l'allenamento ed il riscaldamento dell'arciere.
PUNTO D'INCOCCO: L'esatto punto sulla corda in cui va incoccata la freccia.
PUNTO DI PERNO: Il punto più interno della cavità formata dall'impugnatura dell'arco.
PUNTO DI RILASCIO: Posizione della mano che effettua l'aggancio, a trazione completa, rispetto al volto od al corpo.
REGOLATORE DI PRESSIONE: Dispositivo di regolazione del center-shot atto a modificare il comportamento sul piano orizzontale della freccia in uscita, grazie all'effetto di ammonizzazione laterale.
RILASCIO: Azione del rilasciare la corda.
RISER: Parte rigida centrale dell'arco.
SEPARATORE: Dispositivo di varia foggia atto ad impedire l'attrito e lo sbattimento dei cavi tra loro stessi.
SERIE DI FRECCE: Numero di frecce a disposizione per il tiro, per ogni piazzola, specificatamente previsto dal regolamento di gara.
SGANCIO MECCANICO: Dispositivo meccanico atto ad agganciare e, dopo la trazione, rilasciare la corda, senza contatto diretto delle dita con la stessa.
SILENZIATORE: Dispositivo composto da un peso che si estende ad una certa distanza dall'arco con una barra relativamente leggera con la funzione di aumentare la stabilità dell'arco e di ridurre il momento torcente ( spesso associato a dispositivi atti ad assorbire le vibrazioni)
SUPPORTO DELLA FRECCIA: ( Rest) Dispositivo per sostenere la freccia. 




                                        TAVOLE DI CONVERSIONE PESI E MISURE
                                                   




                                                                   Unità di misura




1 Pollice (inch) = 2,539 cm                           1 Fps (foot x second)= 0,305 m/s=1'098 Km/h
1 Grano (grain)= 0,0648 gr                          180 Fps (feet ps) =54,86 m/s=197,50 Km/h 
1 Libbra (lb)=0,4536 kg                                200 Fps=61,00 m/s=219,60 Km/h
1Piede (foot)=0,3048mt                                250Fps=76,25 m/s=274,50 Km/h
1 Yard= 0,9191 mt                                         300Fps=91,50 m/s


                                            Penne naturali-peso in grains
                                                                                                                                    TONDA
GATEWAY           TONDA                SCUDO             TRUEFLIGHT                   SCUDO
FEATHER            GRAINS               GRAINS                                                        GRAINS
3"                           2,04                       2,21                     3"                                         1,6                
4"                           2,76                       2,95                     4"                                         2,3
5"                           3,63                       4,10                     5"                                         3,2







I LONGOBARDI, LA FRECCIA, LA LIBERTA'.

La valenza simbolica, magica e taumaturgica delle armi risale alla notte dei tempi.
Il loro utilizzo non comprendeva esclusivamente l'impiego venatorio e militare ma erano parte integrante di riti e cerimonie.
Nel paragrafo 224 dell'Editto di Rotari ,infatti, ne troviamo un chiaro esempio.
Questo e' uno dei casi più interessanti , giunti fino a noi, della liberazione di uno schiavo presso i Longobardi.

"Sulle manumissioni. Se qualcuno vuole lasciare libero un proprio servo o una propria serva, gli sia consentito fare come gli piace.
Chi vuole farlo fulcfree (condizione di piena libertà) e indipendente da sè, cioè amund, (nella protezione diretta della legge e non più sotto quella del padrone) deve fare così: lo consegni prima nelle mani di un altro uomo libero e lo confermi tramite gairethinx ( davanti all'assemblea degli armati) ; e il secondo lo consegni ad un terzo allo stesso modo e il terzo lo consegni ad un quarto.
E il quarto lo conduca ad un quadrivio e gli doni una gaida e gisil e dica così: - Per queste quattro vie hai libera facoltà di andare dove vuoi-".
Se si fa così allora sarà amund e a lui spetterà una libertà certa..."

Nel testo compaiono due termini: "GAIDA" (punta) e "GISIL" (asta).
Negli anni sono state numerose le interpretazioni date a questi vocaboli, taluni interpretano il termine "GAIDA" come "lancia", altri come "bastone".
GISIL come asta (nel senso di testimone).
La conferma che "GAIDA" e" GISIL", significhi freccia intesa nell'interezza dei suoi componenti (punta e asta), possiamo riscontrarla nell'analisi  di una frase estrapolata da " Historia Langobardorum" di Paolo Diacono

"Urque rata eorum haberi possit ingenuitas, sanciunt more solito per sagittam, inmurmurantes nihilominus ob rei firmitatem quaedam patria verba"

Affinchè risulti valida, la loro libertà viene sancita , secondo il loro costume, con il rito della freccia.

... CONTINUA...         



               I Sassoni e il longbow

Breve analisi storica scritta da Saxton Pope, nel 1925, nel  suo libro "Hunting with the bow & arrow" (dedicaded to Robin Hood. A spirit that at some time dwells in the heart of every youth)
"Before the battle of hastings, the Saxon used the short, weak weapons common to all primitive people. The conquered Saxon deprived of all arms such as the boarspear,  the sword, the ax, and the dagger, naturally turned to the bow because he could make this himself,  and he copied the Norman Longbow.
Altrhought the first game preserves in england were estabilished by William the Conqueror at this time, the Saxon was permitted to shoot birds and small beats in his field and therefore was allowed to use a blunt arrow, haeaded with a lead tip or pilum,  hence our term pile, or target point. If found with a sharp arrowhead, the socalled broad-head used for killing the king's deer,  he was promptly hanged. The evidence against such a poacher was summed up thus in the old legend:
                                        Dog drow,  stable stand
                                      Back berond, bloody hand
One found following a questing hound,  posed in the stand of an archer,  carrying on his back,  or with the evidence of recent butchery on his hands, was hanged to the nearest tree by his own bowstring.
It was under these circumstances that outlawry took the form of deer killing and robust archery became the national sport. In this days the legendary hero, the demi-myth, Robin Hood, was born."





              LA CARNE, LA CUCINA, LE RICETTE

                                         (parte prima)                         

Questo scritto si rivolge a tutti i consumatori di carne. Le regole di conservazione e utilizzo della carne sono uguali per qualsiasi animale, di allevamento o prelevato  in natura. Conoscere queste regole ci permette di apprezzare organoletticamente la qualità della carne, saper valutare il  corretto trattamento della carne (se ad esempio è stata regalata della carne di selvaggina), individuare,  anche dopo la cottura se le procedure della L. 226.50 IT g.u. unione europea 25/6/2004  sono state eseguite correttamente. In definitiva se la carne che abbiamo comprato o ci hanno servito è di alta qualità oppure no.

Per carne si intende il muscolo  degli animali utilizzato come alimento. Il muscolo di alcuni animali , come i pesci, va preferibilmente consumato subito dopo la morte,  mentre il muscolo di altri, ad esempio i grandi mammiferi, va consumato solo dolo aver subito un processo di maturazione (frollatura) senza il quale il muscolo  non può nemmeno definirsi "carne".

Per carne si intende l'insieme del tessuto muscolare, connettivo, grasso, sangue e nervi di un animale abbattuto  in buono stato di salute e nutrizione, dopo che abbia subito un'adeguata frollatura a temperatura di refrigerazione.

A qualunque  specie appartenga, la diversa carne ( a parità di percentuale di grasso), ha un valore calorico  quasi equivalente, ma propietà  organolettiche e nutritive peculiari che la rendono ben distinguibile al gusto, le conferisce un valore biologico differente.

La carne è per l'uomo un'importantissima fonte di proteine ad alto valore nutrizionale,  perchè formate da amminoacidi (costituenti elementari delle proteine), tra i quali quelli essenziali, cioè quelli che l'organismo non è in grado di produrre da se' e deve introdurli obbligatoriamente con gli alimenti.

Costituisce una certa quantità di grassi, diversi per ogni  specie animale, sia nella loro composizione sia nella loro distribuzione all'interno dei singoli muscoli e della carcassa.
Apporta un'apprezzabile quantità di ferro altamente biodisponibile; contrariamente ai vegetali, dove il ferro, seppur presente è legato ai fitati, che ne riducono drasticamente l'assorbimento a livello  intestinale.
Contiene vitamine in particolare quelle del complesso B ePP.
Oltre alla carne dall'animale si racavano:
.Frattaglie, organi non direttamente connessi alla muscolatura quali polmoni, cuore, fegato, reni e lingua.
.Trippa, sono  i prestomaci (rumine, reticolo, omaso) dei ruminanti;  svuotati, lavati, rasciati dalla mucosa e cotti in acqua bollente per 1-2 ore.
.Trippino, stomaco del suino, cinghiale, equidi.
.Animelle
La composizione chimica della carne varia a seconda della percentuale di muscolo, grassi, e connettivo presenti in ogni singolo taglio. Le variazioni maggiori si riscontrano nel contenuto di acqua (dal 45% al 76 %) e dei grassi ( dall'1% al 45%). La particolarità è che all'aumentare dei grassi, diminuisce il contenuto in acqua del taglio e viceversa.
Questi i costituenti della carne in un taglio magro di un mammifero adulto:
Acqua        75%      Carboidrati e loro derivati                         1,2%
Proteine     19%      Sostanze azotate non proteiche estrattive 1,65%
Lipidi         2,5%     Sostanze inorganiche                                  0,65%
                                Vitamine                                                    tracce

SPECIE                    UMIDITA'   PROTEINE   GRASSO   CENERI
Mammiferi domestici
Bovino                        74,2%            20,1%             4,5%            1,2%
Suino                           73,6%            22,2%             2,24%          1,07%
Cavallo                        70,94%          19,83%           6,78%           0,98%
Volatili da cortile
Tacchino senza pelle    74,8%             20,4%           3,8%          1,0%
Pollo senza pelle           76,1%            19,4%           3,6%           0,9%
Oca con pelle                 49,1%            15,8%           34,4%         0,7%
Mammiferi selvatici
Camoscio                       73,18%           21,65%           1,8%        1,18%
Capriolo                         74,32%           21,25%           1,31%      1,18%
Cervo                             74,15%           21,47%           1,14%      1,20%
Muflone                         73,94%           20,74%           1,59%      1,16%
Daino                             73,76%           22,17%           0,85%      1,29%

Analizzando questi dati possiamo vedere che le carni a minor contenuto lipidico sono quelle dei mammiferi selvatici. Inoltre i lipidi  presenti nelle loro carni sono di ottima qualità nutrizionale.
Si può  facilmente constatare come la credenza comune che la carne di pollo sia meno grassa rispetto a quella del maiale e' falsa.
Nei paesi nord europei, in particolar modo in Danimarca, nelle scuole, asili, ospedali e case di riposo si utilizzano carni di selvaggina perchè anallergiche, non trattate con ormoni e naturali.
Si  parla sempre più spesso di benessere dell'animale, ma occorre nuovamente ricordare che le condizioni  di benessere dell'animale in vita influenzano enormemente le qualità della carne dopo  la morte.
La tranquillità prima della morte è  requisito essenziale per la qualità delle carni. L'animale abbattuto senza stress fisici o psichici porta intatta nei muscoli (dopo la morte) la riserva energetica di glicogeno, lo  zucchero di pronta disponibilità muscolare, che permetterà alle carni di subire un corretto processo di acidificazione,  proteggendola dai batteri , permettendone una buona frollatura. L'animale stressato produce carni di bassa qualità, poco conservabili e frollabili e dalle cratteristiche organolettiche scadenti soprattutto per quel che concerne tenerezza e succosità.
Frollatura
Nel corpo dell'animale, dopo la morte, si instaurano due processi biochimici:
.La frollatura (o scissione del glicogeno) - E' la trasformazione biochimica dello zucchero ematico (glicogeno) che è conservato come riserva energetica nel tessuto muscolare. In presenza di ossigeno (animale vivo) viene trasformato in glucosio; in assenza (animale morto) in acido lattico. La carne diventa quindi acida. La formazione di acido frena l'azione dei batteri ed attacca i legami proteici delle fibre muscolari, la carne diventa più tenera. La frollatura dipende dalle dimensioni dell'animale e dalla temperatura esterna (ideale inntorno ai + 4 C°). Attenzione la carne congelata non frolla!
.La decomposizione effettuata dai batteri - La decomposizione è rapidissima in presenza di calore, umidità e di inquinamento.
La frollatura è quel processo fisico-chimico naturale, a cui vanno incontro i muscoli dopo l'abbattimento dell'animale, che li traforma in "carne". I batteri non hanno nessun ruolo in questo processo, sono invece responsabili della putrefazione della carne.
La frollatura si sviluppa in due fasi:
.La prima che è contraddistinta da una progressiva contrattura e acidificazione muscolare;
.La seconda che è la frollatura vera e propia. Contraddistinta da reazioni biochimiche che operano sui nutrienti della carne (proteine), rendendoli più assimilabili dal consumatore e dando loro il gusto tipico e l'aroma della carne fresca. Dopo la frollatura le masse muscolari diventano tenere e pastose, con il giusto grado di lucentezza, diventando sapide e aromatiche.
Se compaiono degli enzimi microbici liberati da batteri (invece di quelli propi del muscolo) ,in questa fase non si ottiene la frollatura, ma bensì la putrefazione della carne.
La durata della frollatura è influenzata da alcuni fattori; i più importanti sono la taglia dell'animale, la temperatura a cui sono mantenute le carni e la capacità intrinseca dei muscoli di acidificarsi.
Animali stressati,affaticati o non in perfetta salute vanno incontro ad una cattiva frollatura e tenderanno ad essere secche, dure e scure.
Tagli
Dall'animale si ricavano:
.3 sezioni di colonna vertebrale: Collo, Torace, Lombi; 2 Costati; 2 Spalle; 2 Cosce.
Dalle precedenti parti si ricavano i seguenti tagli:
-Colonna vertebrale
.Collo: disossato e cotto in vari modi o sezionato trasversalmente con tutto l'osso.
.Torace: sezionato trasversalmente per ricavarne le cartteristiche braciole; sezionato longitudinalmente per ottenere le costine; disossato per ottenere il roast-beef, spesso erroneamente denominato filetto.
.Lombi: preparato come il torace o cotto intero, con l'osso. Al di sotto delle vertebre lombari si trova il vero filetto.
-Costati: si ricava spezzatino o disossati per ottenere polpa per  macinati per sughi.
-Spalle: Disossate completamente, utilizzate per arrosti e bolliti.
-Cosce: Sono la maggior massa di carne dell'animale e si rende necessario la preparazione dei vari tagli. Se l'animale è di piccole dimensioni si possono preparare intere come arrosti.
Nei ruminanti domestici, così come in quelli selvatici si individuano i seguenti tagli di coscia: scamone, fesa, noce, girello, controgirello, lanterna (muscoli tibiali). Lo scamone è il pezzo migliore perchè più tenero  ed adatto alle preparazioni a rapida cottura. La noce e il rosa hanno una fibrosità intermedia (la noce è venata di connettivo), adatti a cotture medie. Girello e controgirello sono i più fibrosi per i quali è necessaria una prolungata cottura.
Tenerezza e succosità variano in relazione alla razza, sesso, età, salute e benessere dell'animale, adeguata frollatura e come viene tagliata la carne.
Preparazioni
Dai vari tagli si ottengono:
.Filetto: intero come arrosto (lardellato o arrotolato con speck), medaglioni e bistecche.
.Dorso: carrè per braciole, arrosti, bistecche e medaglioni.
.Coscia: intera per arrosto, a fette per bistecche; Fesa: bistecche; Noce: arrosto, bistecche, (prosciutto di cervo); Noce piccola: arrosti, bistecche, (prosciutto di cervo); Coscia posteriore per ossobuchi ed arrosti.
.Spalla: spezzatini, arrosti, carne macinata; parte anteriore per ossobuchi ed arrosti.
.Collo: spezzatini, carne macinata, ragù, brodo e patè di cacciagione
.Petto: arrosti arrotolati, macinato, spezzatino, ragù, brodo e patè di selvaggina, salami.
Ventre: arrosti arrotolati, macinato, ragù, brodo e patè di cacciagione, salami.




dalla bibbia di Fred Bear
CAPITOLO TERZO
Varizione del metodo di mura
Tiro istintivo
VI sono due metodi per dirigere le frecce al bersaglio e due variazioni fra
questi. Il metodo usato dalla maggior parte degli arcieri è quello della “mira
istintiva” menzionato nei precedenti capitoli. Il termine “tiro istintivo” si spiega
più o meno da solo,implica una naturale coordinazione tra gli occhi ed il
braccio che regge l’arco,gli occhi che considerano la distanza dal bersaglio
ed il braccio dell’arco che alza la freccia all’altezza corretta per quella
particolare distanza. Questa è la stessa tecnica di mira usata in molti altri
sport.Se si è giocatori di tennis, non si guarda la racchetta, ma ci si concentra
su ciò che si vuole che la palla colpisca.Se si è giocatori di bowling non si
guarda la palla, ma ci si concentra invece sui birilli, lasciando che il braccio
mandi la palla dove dirigono gli occhi.Si applica la stessa tecnica per lanciare
una palla e tirare con la fionda.Il “tiro istintivo” richiede che gli occhi
convergano solo ed esattamente sul centro della targa.Concentrandosi su
questo punto si si vede anche la mano che tiene l’arco e la freccia, ma non
chiaramente, poichè quando gli occhi convergono su qualche cosa ad una
certa distanza,gli oggetti vicini saranno fuori dal fuoco o leggermente
offuscati.Comunque si troverà che anche una visione indistinta della freccia
darà una giusta idea in merito all’esattezza dello spostamento in verticale,
cioè permetterà di rendersi conto se lo spostamento verticale è esatto e
servirà come un buon mezzo di prova durante le prime fasi di apprendimento
del tiro istintivo, Man mano si progredirà nell’esercizio, lentamente ma con
sicurezza, si comincerà a non curarsi quasi totalmente della freccia ed a
concentrarsi sempre più sul centro della targa.E’allora che si scoprirà che il
braccio che regge l’arco automaticamente si cura dello spostamento
verticale.Un arciere istintivo può fare un buon lavoro di tiro quando il
bersaglio è illuminato solo debolmente ed egli è nell’oscurità totale.L’arciere
veramente istintivo tirerà da una posizione poco meno che eretta in antitesi
con la posizione eretta dell’arciere con mirino.
E’necessario piegare il busto leggermente sull’arco,cosicchè l’occhio sia
direttamente sopra la freccia.Questo è l’allineamento verticale e se la freccia
non va nel punto verso cui è puntata, può essere necessaria un’inclinazione
di qualche grado sulla finestra dell’arco affinchè la freccia sia in linea con
l’occhio.In questa posizione tutto il busto si inclina in avanti e l’arco è inclinato
con un angolo adeguato.Il fattore di controllo che determina questo angolo è
la posizione dell’occhio direttamente sopra la freccia.L’intensa
concentrazione sul centro di qualsiasi bersaglio a cui si sta tirando è il
segreto del tiro istintivo.Questa concentrazione deve essere totale. In ogni
tiro l’intero corpo,dalla punta dei piedi alla sommità del capo,deve essere
interessato.Qualsiasi altro pensiero deve essere eliminato dalla
mente.Esattamente il centro del bersaglio è il fuoco della completa ed
indivisa attenzione.I piedi sono un po’ protesi:le ginocchia sono leggermente
piegate,in una posizione semi accovacciata come se si stesse per scattare su
qualche cosa.Il segreto di tutto è la concentrazione. Tutto il corpo è proteso a
raggiungere questo scopo,come se si stessero concentrando tutti gli sforzi
sul centro che è sul bersaglio non su tutta la targa ma proprio il centro di
essa,sia che si tratti di una foglia,un cervo o un elefante. Il tiro istintivo è
consigliato solo per la caccia e lo svago.Infatti il corpo umano non può essere
sottoposto all’intensa concentrazione necessaria al tiro durante tutta una
gara.Ne risentirebbe la salute che risulterebbe minata.Comunque nessun
altro metodo di tiro procurerà tanta consistente accuratezza al tiro quanto
“l’istintivo”.Il metodo istintivo di tiro è quello dello” spingi e tira” poichè la
mano che tiene l’arco spinge l’arco nello stesso momento in cui l’altra mano
tira in dietro la freccia. In altri metodi di mira, il braccio che tiene l’arco di
solito è completamente allungato ed il tiro è effettuato dall’altro
braccio.Quando si incomincia ad imparare a tirare con l’arco,è meglio stare
abbastanza vicini al bersaglio ad esempio a circa venti piedi.Ciò assicurerà
un numero maggiore di colpi ed un numero minore di frecce perdute.Mentre
si impara ci si dovrebbe preoccupare di più di eseguire in maniera perfetta i
movimenti delle diverse fasi del tiro che a colpire il centro del bersaglio ad
ogni tiro.Una volta che si è padroni della tecnica esatta ci si può preoccupare
della precisione della mira.Dopo che ci si è esercitati alcune volte a venti
piedi,si acquisterà il “tatto”di come prendere la mira a quella determinata
distanza.Quando si colpisce con precisione il bersaglio a venti piedi ,si può
indietreggiare a trenta e poi a quaranta ecc..Ad ogni distanza ci si renderà
conto che gli occhi ed il braccio che tiene l’arco si adattano molto
rapidamente al cambiamento richiesto. Quando si è pronti a tirare a distanze
maggiori il problema della mira è un po complicato dalla traiettoria della
freccia.Più lungo è il tiro ,più ampia la parabola che la freccia compirà in
volo.Si deve rendere ben visibile questa parabola per colpire la targa a
distanze diverse. Anche questo fa parte del processo istintivo e non è poi
così complicato come sembra.Più ci si eserciterà ad usare il proprio arco,
migliore diventerà la propria abilità a trovare il campo di tiro e si colpiranno le
targhe con regolarità ed esattezza sempre maggiori,anche a distanze
considerevoli.La distanza del bersaglio non è considerata in termini di yard.L’
esperienza insegnerà un”tatto”,un”tocco”per il tiro e la mano che tiene l’arco
fornirà subito la giusta elevazione cioè il corretto spostamento in verticale.Ci
sono due ragioni che spiegano la duratura popolarità del tiro
istintivo.Primo:l’entusiasmante soddisfazione di raggiungere la precisione
solo sfruttando le capacità che la natura ci ha dato senza dipendenza alcuna
dai mezzi meccanici.Secondo:il fatto che tale tiro è l’ideale, il tipo di tiro
veramente adatto alla caccia con l’arco,quando si deve nella frazione di un
secondo(cioè quasi immediatamente)e si devono effettuare tiri rapidamente
ed in strane posizioni,Gli arcieri istintivi sono in grado di lanciare una freccia
accuratamente verso un bersaglio e più velocemente degli arcieri con
mirino.Ancora l’arciere istintivo non è ostacolato da una posizione immobile
del corpo,ma può, e spesso lo fa, tirare da posizioni strane come
rannicchiato,inginocchiato o anche seduto.Può anche inclinare l’arco su un
lato per tirare quando è nella folta boscaglia o sotto dei rami pendenti verso il
basso.Tale mobilità di tecnica è un netto vantaggio per la caccia.Così per
l’arciere interessato principalmente alla caccia con l’arco e al tiro ad un
bersaglio casuale o al tiro da campo in preparazione alla caccia,lo stile(il
metodo)istintivo di mira è il migliore ed il più adatto.


 "MY METHOD OF SHOOTING" A BOW AND ARROW DI HOWARD HILL










ROTAZIONE SPALLA E CHIUSURA SCAPOLE,
AGGANCIO ED ALLINEAMENTO LINEE DI FORZA
tecnica per aumentare la precisione nel tiro sfruttando al massimo l'arco

Dando per scontato l'acquisizione da parte dell'arcere
della corretta posizione da tenersi nel tiro e che il
baricentro del corpo deve trovarsi sempre
esattamente al centro delle gambe, che le stesse
devono avere un'apertura pari all'ampiezza delle
spalle; che le ginocchia leggermente flesse lo
abbassano ulteriormente. Così facendo si aumenta la
stabilità del corpo in relazione alla forza di gravità.


Tenendo presente che la posizone della testa deve seguire la giusta inclinazione dell'arco (flettenti),
che tale posizione non deve cambiare durante la trazione, e che spalle, mano dell'arco, mano della
corda devono essere rilassate.

Ricordandosi che in qualsiasi posizione di tiro, fatto salvo
quanto sopra, corpo spalle e gambe devono formare una
“ T ” e che tale “ T ” non deve essere mai spezzata
Passiamo ad analizzare quello che è il tema della rotazione e chiusura delle scapole ed allineamento
delle linee di forza.

Come si può notare dalla immagini il punto di aggancio è lo stesso.
Nell'immagine di sinistra il braccio di trazione della corda, cioè la spalla, è completamente ruotata
indietro e l'avambraccio risulta essere in linea con la freccia.
Nell'immagine di destra, invece si nota una rotazione incompleta e il risultato più probabile nel
rilascio sarà uno strappo.
Una rotazione incompleta e quindi un'aggangio incompleto o anche leggermente spostato dalla
faccia porterà a qualche cosa di simile a ciò che è mostrato in figura.
Ma esaminiamo più nel detteglio il muovimento e la corretta posizione che devono assumere la
spalla e le scapole; ovvero quella che alla fine risulta essere la posizione più naturale che il corpo
andrà ad assumere nel tiro con l'arco tradizionale e che gli consentirà di fare meno fatica e di
aumentere le prestazioni.
La spalla si compone dei muscoli
deltoidi: anteriore,laterale e posteriore.
Tutti i muscoli deltoidi necessitano di
essere fortificati per migliorarne la
condizione.










I muscoli rotatri della cuffia dei rotatori sono:
:
• sovraspinato o sovraspinoso: con la sua azione adduce (allontana il braccio dal corpo)
e ruota all'esterno (extraruota) il braccio, in sinergia con l'azione del deltoide.
Vincola inoltre l'omero alla spalla e mette in tensione la capsula articolare.
dei quattro muscoli che compongono la cuffia dei rotatori è quello che più frequentemente è
soggetto a infortuni.
• Sottospinato o infraspinato: con la sua azione ruota esternamente il braccio e rinforza la
capsula dell'articolazione scapolo omerale, stabilizzandola.
• Sottoscapolare: con la sua azione adduce e ruota verso l'interno il braccio(intrarotatore)
avvicina il braccio al corpo.
• Piccolo rotondo: il muscolo più corto fra i muscoli della spalla in azione sinergica con
l'infraspinato ruota debolmente il braccio verso l'esterno. Partecipa inoltre alla
stabilizzazione dell'articolazione scapolo-omerale.

I compiti principali della cuffia dei rotatori sono sostanzialmente due: stabilizzare l'arto superiore al
cingolo scapolo-omerale e consentire, in collaborazione con il muscolo deltoide, i movimenti di
abduzione e rotazione dell'articolazione scapolo-omerale.
Dopo questa breve, ma essenziale descrizione dei muscoli della spalla che l'arcere deve imparare ad
utilizzare; cioè a lasciare rilassati già nell'atto iniziale della manovra “spingi e tira” così da ruotare
all'estreno le braccia e le spalle ed incominciare a trovarsi nella perfetta condizione di allineare le
forze di trazione, comunciando ad impostare la parte superiore del corpo perchè alla fine dell'azione
si trovi totalmente in linea con la freccia.

A questo punto entrano in gioco i muscoli che svolgeranno l'intero lavoro di tensione/caricamento
dell'arco ed aggancio cioè: i muscoli posteriori situati tra le scapole.

Durante la fase di carico dell'arco ed a fine trazione usate solo i muscoli posteriori. Lasciate i
muscoli del braccio, della spalla e della mano più rilassati possibile; infatti lo scopo di far lavorare
questi muscoli è quello di ridurre al massimo la tensione muscolare in tutti i muscoli della parte
superiore del corpo.
Far lavorare questi muscoli è importante perchè si stabilizza il tiro. I muscoli posteriori sono più
stabili di quelli del braccio e della spalla perchè sono corti, forti e posizionati vicino alla spina
dorsale. Hanno così l'intrinseca proprietà geometrica di bloccare le braccia dell'arco più
solidamente di quanto possano fare i muscoli del braccio e della spalla.
Così facendo otterremo una trazione pulita, un aggancio perfetto e stabile, nessuna interferenza
trasmessa all'arco, e viceversa (vibrazioni dei flettenti trasmesse alla spalla), un rilascio pulito ed un
tiro preciso e stabile; cioè :
Un'azione fluida!
Verranno annullati ogni sorta di piccoli o grandi traumi alla spalla ed all'articolazione, che
prolungati periodi ti tiro utilizzando i muscoli sbagliati andrebbero a creare. A volte è sufficente un
solo tiro mandando sottosforzo muscoli diversi da quelli preposti per cominciare ed infiammare o
traumatizzare la spalla!
Usate i muscoli della schiena non quelli del braccio e della spalla!
Praticamente il risultato che si andrà ad ottenere a livello biomeccanico sarà il seguente:

Esercizo per conoscere i muscoli della schiena

Due sono i muovimente che possono aiutarvi a riconoscere, utilizzare ed ottimizzare i muscoli della
schiena:
• portare la spalla ed il braccio in linea con l'asse collo-spalle, ruotate la mano del braccio del
rilascio in senso antiorario (visto da dietro).
• alzate il gomito dello stesso in alto ed in basso, riportandolo a fine azione sempre sull'asse
di partenza.
Questi due muovimenti tendono a ruotare la vostra scapola nella posizione corretta ed ad mettere in
funzione i muscoli corretti per una giusta tensione della parte superiore della schiena (come
mostrato in figura).

Una volta impostata la posizione di tiro: testa, inclinazione corpo, spalle perpendicolari al bersaglio
e baricentro;
immaginate di avere in mezzo alla spina dorsale una pallina da tennis che dovete trattenere
con le scapole senza farla cadere!!!


Tutto risulterà morbido, fluido e rilassato.